Apicoltura nel Medioevo

Da decine di migliaia di anni l’uomo raccoglie il miele e con il passare dei secoli ha iniziato anche a praticare l’apicoltura. La cera d’api e il miele sono utilizzati praticamente da sempre, ma la cosa interessante è comparare i diversi metodi di apicoltura nelle varie epoche. Quello che mi ha affascinato, in particolare, sono i metodi di coltura nel medioevo.

Oggigiorno abbiamo tecniche sempre più innovative che consentono di utilizzare e riutilizzare continuamente i favi senza disturbare eccessivamente le colonie e addirittura abbiamo sviluppato telaini (le strutture su cui le api costruiscono le cellette) che non permettono la diffusione della varroa (un parassita acariforme che decima la popolazione di api in un alveare) nella colonia. Ma una volta tutto questo non c’era. Come si praticava quindi l’apicoltura nel medioevo?

Gli strumenti utilizzati erano incredibilmente somiglianti a quelli moderni!

Le arnie erano costruite intrecciando dei cesti di vimini in cui le api potessero costruire gli alveari. Sfortunatamente, però, non potevano essere riutilizzate e per raccogliere il miele, bisognava attendere la migrazione della colonia e distruggere l’alveare per poi spremere i favi utilizzando un panno come filtro (poiche quei favi erano pieni di uova non schiuse e larve morte).

Le protezioni erano pressocchè identiche. Oggi si utilizza una tuta dai colori chiari somigliante ad uno scafandro con un cappuccio cubico coperto da una retina. Una volta, invece, si utilizzava una tunica lunga con un cappuccio al quale era cucito un disco di cannette intrecciate. Le maniche erano più lunghe del normale per dare protezione alle mani.

Grazie a queste “tecnologie”, nel medioevo era possibile raccogliere la cera per creare candele e lumi ed era altresì possibile raccogliere il miele da utilizzare come dolcificante oppure – perchè no? –  produrre dell’idromele!!

 

 

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